Cristina Galbiati & Ilija Luginbühl
Eutopia
Le storie della Terra hanno cambiato di natura e di scala: non scriviamo storie per raccontare la creazione o il corso del mondo, ma per scongiurarne la fine.
Book is a Book is a Book
Ts'ui Pen avrà detto qualche volta: “Mi ritiro a scrivere un libro”. E qualche altra volta: “Mi ritiro a costruire un labirinto”. Tutti pensarono a due opere; nessuno pensò che libro e labirinto fossero una cosa sola.
Twilight
Coreografia per la luce che muore
Sights
Abbiamo incontrato delle persone cieche. Alcune sono cieche dalla nascita, altre hanno perso la vista nel corso del tempo. Abbiamo chiesto loro di raccontarci come vedono

B
Percorso sonoro a stanze attorno alla fiaba di Biancaneve

.h.g.
Installazione in 9 stanze, un prologo e un epilogo

Twilight
Trickster-p — Projects — Twilight
Twilight è uno spazio architettonico dove azione, suono e trasformazione possono accadere. Una sinfonia dello spazio in cui lo spettatore è l’unica presenza umana all’interno di una stanza che muta continuamente, visivamente e sonoramente. E’ un invito allo spettatore ad aprire i propri spazi percettivi e a creare la propria realtà in un territorio di frontiera tra la visione interiore e la visione esteriore.
Senza la mediazione di alcun performer il pubblico si rapporta in prima persona al lavoro diventando parte integrante della drammaturgia.
Twilight è il momento di passaggio tra il giorno e la notte, in cui le ombre si allungano e le tenebre incombono: dalla luce andiamo verso l’oscurità, la bellezza si erode, la caducità del tutto incalza.
Twilight è il ritmo del respiro, delle scosse elettriche, dell’accendersi e spegnersi di impressioni di luce, del muoversi delle ombre, dell’esplosione feroce dell’acqua, del cadere e del precipitare. E’ il suono che scandisce l’azione, è l’azione che genera silenzi, note cupe, voci indistinte e strappi violenti.
Twilight è il manifestarsi di immagini metaforiche di cui il pubblico è testimone.
Con Twilight Trickster-p rinnova la ricerca sul rapporto tra ambienti sonori, spazi e fruizione dello spettatore e, rompendo le barriere fra arti sceniche e visive, crea un microcosmo le cui regole contrastano quelle dell’abituale percezione spazio-temporale per un’esperienza che sia, nel contempo, estetica e emozionale.
Crediti
Concetto e realizzazione
Dramaturg
Simona Gonella
Interactive light design
Paolo Solcia
Spazio sonoro
Luis Fernandez Diaz
Collaborazione all'elaborazione del concetto
Joke Laureyns, Kwint Manshoven
Produzione
Trickster-p
Co-produzione
Teatro Sociale Bellinzona, LAC Lugano Arte e Cultura, Theater Chur, ROXY Birsfelden, TAK Theater Liechtenstein
Con il sostegno di
Pro Helvetia – Fondazione svizzera per la cultura
DECS Repubblica e Cantone Ticino – Fondo Swisslos
Municipio di Novazzano
Migros-Kulturprozent
Ernst Göhner Stiftung
Doron Stiftung
Oertli Stiftung
Bürki Stiftung
Press review
BZ (Svizzera)
[...] Autos auf einer nassen Fahrbahn, ein Hund bellt, Klaviermusik. Solche Gerausche durchdringen den kargen Raum, dessen Wände wie Rohbeton aussehen,a ber in Wahrheit auf Tuch gemalt sind. Etwa 15 Zuschauer sitzen auf Betonblöcken rundum, schauen sich immer seltener an, blinzeln in die Choreografie der Lichter, verlieren sich allmählich in inneren Bildern. Twilight hat etwas sehr Meditatives. [...] Der Raum verdunkelt sich. Donnergrollen kündetein Gewitter an. Es blitzt hinter den Bühnenscheiben. Regen prasselt. Wir sindim warmen Dunkeln, ohne iPhone, das Zeitgefühl längst verloren. Wir vergessen, wo wir sind, schweifen in Gedanken ab. Bis zwei lustig zu Dixiemusik schwingende Lampen uns aus unseren Dämmerträumen wecken und wieder daran erinnern, wo wirsind. In einem Stück, das nun auch Humor beweist.
Corriere del Ticino (Svizzera)
[...] Twilight, coreografia per la luce che muore potrebbe essere definito come un inno gioioso alla luce, ma solo ad un’occhiata superficiale, l’allestimento è in realtà un meticoloso lavoro sul tema del passaggio o della gradazione. I protagonisti sono due: da una parte la luce, posta in essere dalle lampadine disposte sul fondo della sala e da quelle appese al soffitto, dall’altra il suo esatto opposto, il buio. Il pubblico si trova immerso in un paesaggio post atomico che mostra lo sbriciolamento di ogni presenza umana rinvenendo nel dialogo fra luce ed ombra l’unica forma di vita possibile. Una vita minimale alla ricerca di un orizzonte esistenziale su quel filo invisibileche separa esistenza e non esistenza. Una vita insomma che un passo ancora esarebbe non vita, non luce: buio. Non è tanto uno spettacolo Twilight, e nemmeno una coreografia, quanto un’esperienza: un calarsi, uno scivolare nelle regioni dell’inconscio, dove la danza delle luci non può non ricordare certi moti interiori, i ritmi sempre uguali e attoniti di alcuni paesaggi angoscianti e depressivi che sedimentano sul fondo dell’anima.


